La morte di Aylan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POLITICA INTERNAZIONALE E DELLE MIGRAZIONI

Corso di Laurea magistrale in Storia e società

 

Analisi giornali, televisione e altri media

 

Gruppo 2:

Irene Tataranni   irenetataranni@gmail.com

Mary Ann Baticos Ortega 

Juna Mahkmudava 
Silvia Peperoni

 

Analisi della stampa quotidiana sul tema delle migrazioni internazionali

Il Gruppo 2 ha analizzato alcuni giornali di agosto e settembre 2015, notando che il tema "immigrazione" viene presentato in prima pagina in particolar modo

come tragedia. La presentazione della "questione immigrati"o "emergenza immigrazione" viene poi ripresa sin dalle prime pagine, dalla seconda all'ottava o nona,

con le relative informazioni in base all'evento del giorno. Solo in pochi dei casi sino ad ora osservati, il tema viene ripreso nelle sezioni successive del quotidiano, e, quindi, in modo più marginale. I settori più "richiamati" sono quelli che riguardano "l'inchiesta", "la storia", "l'intervista", "le idee", "la polemica". Le notizie

vengono per due o tre giorni riportate nelle prime pagine del giornale per poi essere completamente "abbandonate", o comunque vengono analizzate sotto differenti punti di vista. Ad esempio, il tema dell'accoglienza viene analizzato per più giorni, approfondendo gli atteggiamenti dei vari paesi dell'UE.

Siamo passati poi all'analisi dei mesi di ottobre e novembre. Per quanto riguarda ottobre, se in alcuni dei numeri analizzati il tema ricorre nella sezione di

"emergenza immigrati" e viene presentato nelle prime pagine del giornale , in altri viene riportato in sezioni quali "l'inchiesta", "cronaca", "mondo", "esteri", "lettere, commenti e idee", "attualità", "la crisi" in pagine successive, dalla numero 10 alla 25 nella maggior parte dei casi. Per novembre, nei pochi giornali

analizzati, il tema non compare nella sezione "emergenza immigrati" ma in " lettere commenti e idee" e quindi non con la stessa evidenza.

 

Il Gruppo ha poi analizzato l'atteggiamento dei differenti Stati europei di fronte al fenomeno dell'immigrazione, come è cambiato in base agli avvenimenti giorno

dopo giorno, nei mesi di agosto, settembre e ottobre.

A partire dal 21 agosto la Macedonia ha inizialmente deciso di bloccare le frontiere, allo stesso modo Gran Bretagna e Francia "stipulano un accordo" per bloccare

il passaggio dei migranti attraverso l'Eurotunnel; nell'edizione di Repubblica del 24 Agosto, tre giorni dopo, si racconta che invece la Macedonia apre le frontiere, mentre la Merkel cerca di fare pressione su Italia e Grecia affinchè registrino al loro interno i rifugiati.

Negli ultimi due giorni del mese si può notare come l'accoglienza possa essere considerata a macchia di leopardo : le domande vengono infatti accolte per nazionalità,

in tal modo l'Italia si ritrova ad accogliere principalmente Afghani e Somali, mentre la Francia, la Germania e la Svezia principalmente i siriani. La Gran Bretagna invece continua con la linea dura: dice No agli immigrati e minaccia di chiudere le porte anche agli europei che entrano senza un lavoro all'interno del paese.

Subito, arriva la risposta da parte dell'UE, che richiama Londra all'attenzione alle regole, e ribadisce che non si può trattare o modificare il trattato di Shengen; allo stesso modo la cancelliera tedesca Angela Merkel, inizialmente ostile, sostiene che l'Italia debba essere aiutata. Possiamo quindi osservare come rapidamente il pensiero della cancelliera tedesca cambi, da un atteggiamento negativo si passa a una decisa apertura, e alla volontà di aiutare l'Italia.

Nell'edizione del 2 settembre compare una mappa su due pagine, con gli schieramenti e le azioni svolte da vari paesi dell'UE: molto significativa per comprendere

come di lì a qualche giorno molte cose cambieranno. L'indomani, infatti, Italia, Francia e Germania richiedono nuove norme d'asilo per cercare di ottenere una ripartizione equa dei migranti nei vari paesi europei. E' il giorno in cui il mondo viene scosso da una sola immagine: un bambino morto sulla spiaggia, di qui a poco scopriremo che il suo nome è Aylan, un bambino siriano di tre anni che cercava con la sua famiglia di raggiungere il Canada. Subito i Tabloid inglesi pubblicano la foto, attaccando la linea anti-migranti proclamata qualche giorno prima da Cameron. Il premier all'inizio continua con la sua linea dura ma all'indomani della pubblicazione di questa foto, non si capisce bene se sia per le accuse ricevute dal suo governo o semplicemente perché anche lui  - proprio come il resto del mondo - si è commosso

per questa tragedia, cambia atteggiamento. Mentre l'Inghilterra apre quindi le frontiere, l'Europa si ritrova ancora una volta divisa; a pochi giorni di distanza viene pubblicata una nuova mappa che rispecchia gli eventuali cambiamenti sul panorama europeo. Viene pubblicato un nuovo piano per la ripartizione delle quote dei migranti: saranno prevalentemente divisi fra Germania, Francia e Spagna; ma se da un lato osserviamo un'apertura delle frontiere, dall'altra ci sono paesi come la Danimarca che ribadiscono la loro chiusura, seguendo la linea ungherese. Tutto questo succede nei primi 10/12 giorni di settembre.

Ripartiamo quindi dal giorno 8 di ottobre: Francia e Germania ribadiscono l'importanza di fornire aiuti all'Italia, mentre ha inizio il piano per i rimpatri: la Commissione europea decide che per poter sostenere le politiche d'asilo si deve riaccompagnare in patria chi è venuto solo per ragioni economiche e non ha il diritto di restare; continuano le divisioni sugli aiuti da fornire ai paesi d'origine dei migranti "economici" da far rientrare in patria, mentre la Germania decide di non  concedere asilo

nei confronti dei paesi che reputa sicuri dal punto di vista politico, decide che saranno quindi esclusi dalla possibilità di ricevere asilo persone provenienti da Kosovo, Albania e Montenegro. Ancora una volta l'Europa si spacca quando l'Austria decide di costruire un muro anti-migranti al confine con la Slovenia: è il primo muro costruito effettivamente nell'area Shengen. Arriviamo a novembre : il giorno 11 il Ministero dell'interno tedesco impone lo stop per l'accoglienza dei migranti, la

linea delle porte aperte portata avanti dalla cancelliera Angela Merkel non è accettata dalla maggioranza del suo partito per cui è costretta a cedere,  quindi

ritornano in vigore le regole del trattato di Dublino: i migranti devono essere registrati nei paesi in cui arrivano. Cameron invece, a seguito del gran numero di

persone in arrivo in Gran Bretagna, proclama le sue condizioni per restare nell'UE, una delle quali è proprio la riduzione del livello di immigrazione.


Analisi dei telegiornali

Dopo aver fatto l'analisi dei vari articoli di giornale siamo passate all'analisi dei telegiornali, lavorando sul Tg1 per i mesi di agosto, settembre, novembre e dicembre,

e sul Tg3 per il mese di ottobre. Tra agosto e settembre le notizie riguardanti il fenomeno dell'immigrazione occupano quasi un terzo dell'intera edizione del tg: sono le notizie principali e per questo vengono presentate in apertura tra le notizie di cronaca e quelle riguardanti la politica interna ed estera, a seconda dei casi. Nei suddetti mesi vediamo come le notizie riguardanti l'immigrazione sono relative principalmente alle stragi in mare, ai barconi in arrivo sulle coste italiane e greche; persone che viaggiano in condizioni disumane, anche nelle stive delle imbarcazioni. I toni tragici fanno da sfondo alle notizie che continuamente riempiono le edizioni dei telegiornali,

i quali danno l'impressione che effettivamente ci sia una sorta di invasione di migranti all'interno del paese (elemento sul quale cerca di far leva Salvini).

Per quanto riguarda settembre, notizie relative al tema si ritrovano solo all'inizio del mese, dalla seconda metà del mese infatti il tema viene trattato marginalmente o escluso dall'edizione serale. Ai servizi di cronaca che abbiamo trovato nel mese di agosto, si affiancano gli aspetti istituzionali e politici. Infatti è durante questo periodo che i vari paesi dell'UE cominciano a discutere sulle eventuali misure da prendere, riconsiderando i vari trattati e cercando di raggiungere una possibile soluzione (che ancora oggi è però lontana). In seguito a diverse tragedie (come la morte del piccolo Aylan) diventa chiaro che non è più possibile ignorare il problema.


Ad ottobre le notizie riguardanti il tema immigrazione occupano meno spazio e non sono più le prime ad essere presentate: vengono collocate solo nel terzo o quarto servizio del tg. Ancora una volta si tratta di notizie sui viaggi della speranza, che invece si trasformano spesso in tragedie, in particolar modo se a farne le spese sono i bambini. Le immagini continuano a mostrare il dramma vissuto dai migranti sia prima che dopo, soprattutto in quei paesi che fanno di tutto per impedire loro di proseguire il loro viaggio (si pensi per esempio all'Ungheria o alla Repubblica Ceca). Per quanto riguarda novembre abbiamo osservato che del fenomeno non si parla quasi più, perché le notizie sono dedicate al terrorismo, in particolar modo dopo la strage di Parigi.
In dicembre il tema migranti è stato ripreso in seguito ad un ulteriore naufragio nel Mar Egeo, che ha causato la morte di 11 persone, di cui 5 bambini. Ancora una volta la notizia va di pari passo con le decisioni politiche che ne conseguono: alcuni paesi, come la Germania e la Svezia, che prima si erano dimostrati disponibili ad aiutare Italia e Grecia nell'accoglienza dei profughi, ora fanno pressione sulla Commissione Europea affinché il Trattato di Dublino venga rispettato.

 

Strumenti per l'analisi dei giornali (Si veda anche un esempio riferito alle pagine de "La Repubblica")

Riguardo ai mezzi di comunicazione si tratta di analizzare i diversi linguaggi che vengono usati: considerando che la gente è abituata a quei linguaggi, li conosce bene, ma non è abituata ad analizzarli, a guardarli con occhio critico.

Parliamo ad esempio dei giornali: essi vengono letti o sfogliati da un sacco di gente, ma quanti sono capaci di analizzare quello che leggono? L'analisi dei giornali parte dagli elementi più importanti; per esempio con le scuole si preparano semplici tabelle, riportando i titoli in maggiore evidenza: e si cerca di far capire ai ragazzi, prima di tutto, come si legge un giornale, l’ordine di importanza che si dà agli elementi di un giornale; quali sono le pagine che si leggono, come si sfoglia un giornale, quali sono gli elementi che attirano. Naturalmente tra i primi forti elementi di attrazione ci sono i titoli: molto spesso infatti gli articoli non si leggono, ma si guardano molto rapidamente i titoli o le immagini collegate a quei titoli, dopo di ché, se qualcosa ci interessa, avanziamo nella lettura.

E’ molto interessante guardare alla gerarchia delle cose che si leggono su una pagina: si comincia dall’alto (da sinistra o da destra a seconda che la pagina sia pari o dispari), poi si scende e si arriva alla parte inferiore; la lettura è fatta per grandezza di titoli, quindi attirano di più i titoli più grandi. Può sembrare banale dire queste cose, ma non lo è affatto invece; pensiamo a chi è dall’altra parte, dalla parte di coloro che i titoli li fanno: essi sanno che se danno un certo spazio, si avrà una lettura più attenta da parte dei lettori, così come se vogliono dare una gerarchia in base all’importanza, dovranno porre i titoli in una determinata parte della pagina. Abbiamo notato che da alcuni anni i giornali fanno leggere la terza pagina prima della seconda; infatti, aprendo il giornale, si trovano gli articoli di prima pagina che proseguono non in seconda, ma in terza pagina: questo per la semplice ragione che i giornalisti sanno che i lettori, per una ragione fisica, sono portati a leggere per prima la pagina di destra; tant’è che lì per lì non si capiscono i titoli della seconda pagina se prima non si sono letti i titoli della terza.
Poi si leggono i titoli in po’ più piccoli, poi quelli in neretto: si nota che se un articolo è un po’ lungo esso si interrompe con dei titoletti in neretto; i quali non servono solo a rendere la lettura meno noiosa, ma ad attirare lo sguardo, perché prima di leggere l’articolo una persona legge quei neretti, così come legge prima un corsivo, oppure un sommario; questa è una gerarchia che fa sì che molto spesso non si arrivi all’ultimo gradino, cioè a leggere l’articolo! E, anche quando ci si arriva, ci si arriva dopo aver fatto questo rapido percorso, che serve naturalmente anche a filtrare la notizia; questa è anche la ragione per la quale spesso non si arriva all’articolo, perché alla fine quello che sembrava interessante è stato già letto nella prima parte del percorso e quindi si va oltre, soprattutto quando si ha poco tempo.

 

I titoli

Tutto questo può sembrare banale, ma invece è importante vedere quali conseguenze provoca il modo di disporre le informazioni sui giornali; se per esempio si leggono solamente i titoli, alla fine si avrà tutta una serie di informazioni collegate unicamente al lessico che viene usato nei titoli. Il lessico dei titoli è normalmente molto conciso, poco articolato e, se pur aiuta a conoscere una notizia il più presto possibile, non serve tuttavia a capire le azioni: “Allarme Sanità per gli immigrati”, oppure “Torino: le piaghe dell’immigrazione”. Cosa vuol dire le piaghe? Chi le porta queste piaghe? Sono quelle che subisce l’immigrato o che porta l’immigrato? L’“Allarme Sanità”: chi lo lancia l’allarme?
Può allora capitare che ritagliare e mettere insieme una sfilza di titoli di questo genere contribuisca a far capire meglio le cose: ordinando i titoli per categorie, ci accorgiamo per esempio in che modo allarmistico viene trattata la categoria della salute. A questo proposito questo titolo è molto interessante: “Insieme ai clandestini un nuovo tipo di HIV”: notizia priva ovviamente di fondamento scientifico, ma nello stesso tempo molto forte. Il messaggio è: costoro (i clandestini) non solo portano l’AIDS, ma ne portano un nuovo tipo e, si badi, questo nuovo tipo di malattia coltivata nei Paesi extracomunitari, non viene portato dai regolari, ma solo dai clandestini! Questo modo di far notizia sarebbe comico, se qualcuno fosse in grado di sottolinearne la comicità! Purtroppo però non è così: notizie di questo genere non sono affatto notizie comiche, non lo vogliono affatto essere (infatti la frase viene lanciata col sopratitolo “scatta l’allarme AIDS”), ma hanno invece lo scopo di creare allarme.

Il singolo titolo di per sé non è importante – questo vale per tutti i mezzi di comunicazione – perché normalmente non ha la forza sufficiente ad influenzare, a condizionarci, a darci degli elementi di impatto forte; è invece l’insieme che crea il vero condizionamento. La forza dei mezzi di comunicazione sta nel fatto che essi sono tanti, che interagiscono tra di loro, che lavorano simultaneamente nella testa del pubblico, col risultato che si rafforzano l’un l’altro. Nel caso di cui abbiamo parlato c’è una congerie di titoli che alla fine danno un’idea precisa; mentre il singolo titolo può essere visto con disattenzione, in un titolo come “Torino: le piaghe dell’immigrazione” la metafora dei problemi viene espressa come “piaghe” e quindi fa immediatamente pensare a rischi per la salute, a una malattia: in questo senso le parole sono veramente pietre. Un’altra frase dice: “Tubercolosi, immigrati a rischio: nessun controllo tra gli extracomunitari”. Molti sono convinti che siano gli immigrati a portare le malattie. Le statistiche dimostrano invece che nel mondo dell’immigrazione, all’arrivo in Europa, la gente in salute è in una percentuale altissima, superiore al 95 %, perché normalmente viene fatta emigrare dai Paesi di origine una persona giovane e forte. Si tratta anche normalmente di persone intelligenti, perché vengono scelte all’interno di grossi gruppi familiari che certamente non mandano persone sprovvedute, ma persone dotate di iniziativa, che possibilmente hanno studiato e che in definitiva sono la crema del Paese, non sono i meno dotati. E’ molto raro anche che l’immigrato provenga da un paesino, da un villaggio: normalmente egli viene dalla città.

L'analisi

Il tipo di lavoro che occorre fare consiste nel mettere insieme categorie dello stesso genere e di lavorare per capire il lessico che viene usato. C’è da fare un lavoro sulla grammatica, sulla sintassi e anche sul modo di presentare certe cose che però, come abbiamo detto, non vale soltanto per i problemi dell’intercultura. Sui problemi dell’intercultura è particolarmente importante il lavoro che si fa sul lessico, cioè sul tipo di parole che vengono usate. Esaminiamo ad esempio questa serie di titoli: “Assalto di disperati alle frontiere”; “In Puglia è assalto quotidiano”; “Un carico di Pakistani sbarca a Napoli”; “Polizia attaccata dagli immigrati”; “Italia! Attenzione al rischio islamico”; “Immigrati: l’ombra delle BR”. Quest’ultimo bisogna riconoscere che è il più bello!  Questi titoli provengono da giornali diversi, pur tuttavia sembrano tutti appartenere a bollettini di guerra. Una volta è stato fatto un esperimento interessante: si è preso un giorno x de La Stampa di Torino, noto peraltro per essere un giornale abbastanza serio, sono stati ritagliati tutti i titoli che facevano riferimento ad atti violenti o di guerra e ne sono venuti fuori più di 50, appartenenti ai contesti più diversi, dalla cronaca, alla cultura, alla politica estera… una cosa impressionante. Si pensi al lettore de La Stampa che quel giorno si è guardato un giornale con più di 50 titoli riferiti in qualche modo alla violenza; si immagini che cosa rimane anche solo dopo una lettura superficiale dei titoli. In altri casi si tratta proprio di come le singole parole vengono usate: “Immigrati stupratori”; “Stuprata da due marocchini”; “Quegli stupri sono diversi”; anche dal punto di vista antropologico emerge un immaginario perverso, morboso. L’esempio più classico è comunque l’uso di una parola di denotazione etnica, come “rumeno” con una connotazione negativa: “rumeno violento”. Marocchini e rumeni vengono identificati come tali anche quando compiono un atto criminoso, come del resto li compiono tanti altri, che non sono né marocchini, né rumeni: nessun titolo dice mai “lombardo stupra una ragazza”.


In realtà, quindi, un’analisi e una lettura attente di questi testi ci permettono di scoprire molte cose, rispetto alle quali noi siamo abbastanza indifesi anche se, sentendole esporre così come stiamo facendo, possono sembrare banali; in realtà rispetto ad esse le nostre difese sono minime perché, anche se ne avessimo la voglia, noi in pratica non abbiamo il tempo di accorgerci di che cosa ci viene propinato. Quelle di cui si è parlato sono le medesime informazioni che leggiamo tutti, che però, considerate insieme, come abbiamo visto, e lette a diversi livelli, ci permettono di comprendere l’influenza che queste informazioni hanno, che sarà sicuramente più forte quanto più è basso il nostro livello culturale: ma anche chi in teoria possiede un certo bagaglio di strumenti critici, è abbastanza indifeso di fronte ad esse perché manca il contesto per un’analisi critica.

Passività ed esagerazioni


La situazione generale è quindi quella di una certa passività: si compera il giornale per capire quello che è successo, si riceve l’informazione e, anche se si avesse voglia di protestare per come le notizie vengono date, manca di fatto la possibilità di farlo e quindi ci si abitua. Di fronte a reiterati atti di violenza, come quelli che continuamente vengono mostrati in televisione, si giunge fatalmente ad una forma di assuefazione e non si viene più tanto colpiti da questi fatti. Questo è tanto vero che, quando si porta nelle scuole il materiale sul quale stiamo riflettendo in queste pagine, molto spesso non si registra una reazione positiva; al contrario frequentemente i ragazzi dicono “che male c’è?” oppure “ma non esageriamo! Si sa che sono parole usate un po’ così, in fin dei conti sono solo esagerazioni.” Sì, ma se le esagerazioni sono il linguaggio comune con cui parlano i mezzi di comunicazione, anche noi, a livello di comunicazione tra di noi, siamo indotti a usare questo tipo di esagerazione.

Non è un caso infatti che il nostro linguaggio sia diventato esagerato, anche quando si parla di piccole cose; si usano per esempio molte parole forti, molte parolacce; e non diciamo questo per ragioni moralistiche, ma per sottolineare che non sembra mai abbastanza forte quello che si dice. Queste forme di esagerazione sono molto legate ai mezzi di comunicazione; noi stessi esageriamo per poter sovrastare il tono alto della comunicazione: la comunicazione è così tanta che per riuscire a far emergere un titolo, una frase, si è costretti ad alzare la voce, si è costretti a gonfiare le cifre, altrimenti non arriva il messaggio. Si crea quindi un meccanismo per cui l’informazione diventa spettacolare, gridata, legata al consumo dell’informazione stessa, all’audience; dal momento che i giornali si devono leggere, i giornali sono costretti a cercare ogni mezzo per informare più e meglio degli altri, per raggiungere più gente degli altri.


L’abbiamo visto, per esempio, in occasione di terremoti o altre catastrofi. Notizie sempre più drammatiche, fino a scivolare nel grottesco, fino all’insostenibile, fino ad essere fastidiose e, in alcuni casi e nonostante il dramma, anche ridicole. Di conseguenza i messaggi perdono la loro forza perché si raggiunge il punto di saturazione della pazienza del lettore. Ci si stufa non certo dei sentimenti, non certo del dolore, ma di quel modo di rappresentare la realtà. Come si può superare una simile situazione di stallo? Un modo è quello che gli inglesi definiscono understatement; è un atteggiamento che porta a fermarsi per riflettere e induce a tornare indietro per cominciare a parlare in un modo diverso. Qualcuno riesce a farlo ogni tanto: grandi giornalisti, persone di un certo livello intellettuale, che hanno la capacità di fare un passo indietro rispetto a questo modo esagerato di dare le notizie.

Per chi fa il mestiere di comunicare, fare un passo indietro per dire le cose in maniera differente è però una cosa molto difficile, perché viene sempre voglia di parlare più forte degli altri.

 

Siti utili

1) http://www.cestim.it/08media.htm#documenti

Un sito con link riguardanti libri, riviste o programmi, siti di approfondimento in Italia e nel mondo riguardanti l'immigrazione. Ci sono varie sezioni con differenti tematiche, dai media e immigrazione al razzismo; l'attenzione del Gruppo si è soffermata su alcuni link particolarmente interessanti:

a) http://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/approfondimenti-sulle-rimesse-degli-immigrati/

Contiene rapporti, rassegne stampa, approfondimenti e articoli pubblicati su vari quotidiani, tra i quali "Il Sole 24 ore".

b) http://www.isfol.it/

L'Isfol è un istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, un ente nazionale di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e

delle politiche sociali.

c) http://www.irr.org.uk/

Il sito dell'Istituto sulle Relazioni Razziste, che si occupa di ricerche e analisi riguardanti la lotta per la giustizia razziale in Gran Bretagna e nel mondo.

d) http://www.cartadiroma.org/

L'Associazione Carta di Roma è nata per dare attuazione al protocollo deontologica per una informazione corretta sui temi dell'immigrazione.

e) http://www.cestim.it/argomenti/08media/Carta_di_Roma_2009.pdf?q=content/carta-di-roma

Questo link riporta al protocollo deontologico della Carta di Roma.

Inoltre il Gruppo trovato i seguenti link:

2) http://www.cronachediordinariorazzismo.org/ 

Un sito di informazione, approfondimento e comunicazione sul razzismo.

3) http://www.dialoghi.cnr.it/news/i-giornali-degli-stranieri-in-italia 

Si tratta di un sito dove è possibile trovare una lista di titoli di giornali e periodici scritti prevalentemente da immigrati. Alcuni di questi materiali sono consultabili

online, mentre altri sono in formato cartaceo. 

4) http://www.huffingtonpost.it/khalid-chaouki/confeziono-immigrato-media-italiani-immigrazione_b_6515080.html

Un articolo del deputato del PD Khalid Chaouki, presidente della Commissione Cultura, che fornisce un'immagine attuale dell'immigrato.

5)http://www.meltingpot.org/Media-e-immigrazione-tra-stereotipi-e-pregiudizi.html#.VkHE_7cvfIU

Melting Pot è un progetto di comunicazione volto a riflettere su una nuova narrazione e rappresentazione delle migrazioni nella realtà odierna.

Il Gruppo 2 ha inoltre cercato notizie riguardanti riviste e programmi tv per l'aggiornamento dei dati sul sito:

-"Il messaggero dell'Islam" (rivista del Centro islamico di Milano), che si può trovare sia in formato cartaceo che on line sul sito del Centro islamico:

http://centroislamico.it/

-"Un mondo a colori" (rubrica di Rai Educational): chiusa nel 2009.

Rai Educational è stata sostituita da Rai Cultura o Rai Scuola a seconda delle tematiche approfondite.

-"Shukran" (rubrica del Tg3): non esiste più dal 2011

-"Kuma": è una rivista fondata nel 2001 e ripresa nella "Rivista dell'Arte" nel 2012

-"El Ghibli": rivista ancora presente online.

 

Giornali e siti migranti

L'informazione, qualsiasi sia il supporto di erogazione (carta stampata, audio, video, web), rappresenta una risorsa fondamentale per lo straniero immigrato: è determinante non solo per l'integrazione sociale nel Paese ospitante, ma anche per il mantenimento di una rete di collegamenti con altri conterranei ugualmente immigrati. Difatti, se non riesce ad accedere a un'adeguata gamma di informazioni, lo straniero incontra ostacoli sempre maggiori nell'inserimento nel nuovo contesto sociale; ne conseguono situazioni di disagio e di emarginazione, come testimoniano tristi fatti di cronaca.

La produzione informativa multiculturale e multilingue ha lo scopo principale di diffondere notizie utili per la vita quotidiana in Italia, per consentire una più attiva

e consapevole partecipazione individuale e collettiva.

È interessante notare come le esigenze informative degli immigrati si modifichino nel tempo: alcune popolazioni hanno deciso gradualmente di modificare il proprio progetto migratorio, che da transitorio è diventato definitivo; si sono così installati stabilmente nuclei familiari che man mano contribuiscono ad aumentare numericamente la presenza straniera in Italia, e sviluppano di conseguenza nuovi bisogni anche sul fronte culturale e informativo.

Lo straniero ha bisogno di orientarsi nel nuovo Paese che lo ospita: vuole e deve sapere come regolamentare la propria presenza, come imparare la lingua italiana, come trovare casa, come cercare lavoro, come inserire i figli nel sistema scolastico, ecc. Ma i bisogni non sono solo pratici: lo straniero infatti sente la necessità di conservare o recuperare (nel caso delle nuove generazioni) la propria identità culturale e l'attaccamento alla terra d'origine.

In questo contesto, il settore dell'informazione in Italia è caratterizzato da progetti orientati agli immigrati e/o gestiti da immigrati. Molte risorse vengono proposte

in lingua italiana, ma quando gli stranieri vogliono comunicare con i propri conterranei, lo fanno attraverso la lingua madre: questa è la differenza fondamentale tra prodotti informativi gestiti da italiani per gli immigrati e quelli gestiti da immigrati per gli immigrati.

L'informazione per/degli immigrati in Italia passa attraverso la televisione e la radio (con programmi creati ad hoc), ma anche attraverso la carta stampata e internet. Per quanto riguarda la carta stampata, esistono varie tipologie di pubblicazioni: sul fronte della pubblicazione dei libri, prevale il recupero di testi pubblicati in lingua originale e riproposti in Italia, a vantaggio degli immigrati e degli italiani che desiderano avvicinarsi alla cultura di un determinato popolo.

In merito ai periodici, esistono pubblicazioni di prestigio, dalle finalità scientifiche o di documentazione, ma anche bollettini di servizio, riviste di comunità, guide alla legislazione, guide ai servizi, etc. La varietà informativa tende a soddisfare un target piuttosto ampio: non solo gli immigrati, ma anche operatori del settore e gli

studiosi italiani.

 

   

        Dipartimento di 

         studi umanistici

 

  

            Cooperazione

Università Roma Tre

  

 

 

 

 

 

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