La Morosita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uomo Del Monte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POLITICA INTERNAZIONALE E DELLE MIGRAZIONI

Corso di Laurea magistrale in Storia e società

 

Analisi di spot e altri media / analisi della stampa

 

Gruppo 3

 

Milena Vittucci     milena_vittucci@yahoo.com

Luca Orzano

Paolo Castelli

Alessandro Montesi

Marco Serafini

 

Il Gruppo si è diviso il lavoro:

per l'analisi della stampa, Milena Vitucci, Luca Orzano e Paolo Castelli hanno cominciato a leggere gli articoli della Rassegna stampa raccolta

sul tema dell'immigrazione dal quotidiano "La Repubblica" per tutto l'anno 2017, individuando diverse macrotematiche.

Alessandro Montesi e Marco Serafini hanno invece deciso di lavorare sugli spot e gli altri media (televisione, film, libri) e, più in particolare,

sull'atteggiamento di questi nei confronti dei migranti e, di rimando, sul comportamento dell'opinione pubblica.

Il loro lavoro è incentrato essenzialmente sull'opinione pubblica italiana nei confronti dell'immigrazione: quanto la tematica sia sentita dalla

popolazione e quanto, inoltre, la trattazione che ne danno i media vada a determinare un'immagine negativa dell'immigrato.

Sono stati analizzati, perciò, i dati dell'Eurobarometro e le tendenze di ricerca su Google per dare un'idea del reale interesse della popolazione italiana

riguardo all'argomento. A spiegazione dei risultati, un sondaggio ISPI e un dossier dell'associazione Carta di Roma, "Notizie oltre i muri", a cura di

Martina Chichi, in cui sono affrontati i temi della cattiva informazione televisiva, delle bufale e dei derivanti "hate speeches".  Abbiamo supportato

la nostra analisi con esempi concreti (filmati televisivi, articoli e commenti dai social) e un Power point di sintesi (vedi banner a lato > )

Opinione pubblica, mass media e social networks - (Marco Serafini e Alessandro Montesi)

Il lavoro è incentrato essenzialmente sull'opinione pubblica italiana nei confronti dell'immigrazione: quanto la tematica sia sentita dalla popolazione

e quanto, inoltre, la trattazione che ne danno i media moderni vada a determinare un'immagine negativa dell'immigrato. Si analizzeranno, perciò, i dati

dell'Eurobarometro (sondaggi d’opinione commissionati dal PE), dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) e le tendenze di ricerca su Google

per dare un'idea del reale interesse della popolazione italiana, riguardo l'argomento. A spiegazione dei risultati ottenuti seguirà  il quarto dossier

dell'associazione Carta di Roma, del 2016. In esso sono affrontati i temi della cattiva informazione televisiva, delle bufale e dei derivanti hate speeches.    

Vi è una tendenza nella classe politica a sostenere che una delle tematiche più rilevanti per gli italiani sia l’immigrazione, che strettamente legata

all’emergenza terrorismo, possa in qualche modo essere il primo pensiero degli italiani. Infatti, risulta dai dati dell’Eurobarometro che secondo il 49%

degli italiani l’immigrazione è il primo problema da affrontare in ambito europeo.

Va detto però che, entrando nei gangli dell’opinione pubblica, si ha nettamente una sensazione diversa e un’analisi approfondita ci consente di osservare

la questione immigranti da più prospettive. Infatti, a livello nazionale è la disoccupazione a prendere il primo posto raggiungendo il 47%, contro

il 42% dell’immigrazione; il percorso si fa ancora più interessante quando si scende nella sfera dell’interesse prettamente personale: al primo posto troviamo

le tasse con il 23%,  poi il costo della vita, la disoccupazione e solo in coda l’immigrazione, al 15%.

Gli italiani quindi, come molti altri paesi europei, vedono la questione immigrazione come un problema poco a livello personale, un po’ di più a livello nazionale

e molto di più in relazione alle politiche dell’Ue. Analizzando i dati ISPI, inoltre, emerge che quella sensazione di angoscia verso l’immigrazione è cresciuta

in proporzione agli attentati terroristici e non alle problematiche sociali legate all’immigrazione in sé come fenomeno del nostro tempo. Lo dimostra il fatto che

già alla fine del 2015 il 37% degli intervistati si sentiva minacciato dal fenomeno migratorio in quanto correlato strettamente al terrorismo, mentre solamente

il 29% li vedeva come due fenomeni separati.

È utile osservare, ai fini di comprendere quanto il grado di attenzione verso il fenomeno migratorio dell’opinione sia condizionato da vari fattori, i “Google trends”

delle parole “immigrati” e “immigrazione”. Grazie a grafici esaustivi, i trends rendono perfettamente l’idea dello spostamento dell’opinione pubblica a seconda

prima di tutto del periodo: durante le feste vi sono evidenti negativi picchi di attenzione, che si ristabilizzano solamente alla fine del periodo festivo. Al contrario,

i picchi positivi si hanno quando vi sono attentati terroristici o grandi sbarchi raccontati con toni apocalittici dai mass media, soprattutto i tg prime time.

A dimostrazione che l’immigrazione non sia un tema centrale nelle discussioni degli italiani, può essere dimostrato mettendo a confronto trends diversi:

le parole “cucina”, “calcio” e “porno” sono nettamente più ricercate di “immmigrazione” e “immigrati”, pari solo alla ricerca di “politica”.

Il grande calderone dell’informazione di massa ha reso sicuramente un’idea sbagliata di quanto gli italiani possano interessarsi al suddetto argomento.

Sarebbe errato, però, non interrogarsi sull’atteggiamento degli italiani sulla questione migratoria e di come la figura del migrante sia stata totalmente

ridimensionata nell’ultimo decennio , con dell’avvento del web e in particolare dei social networks. Si parla spesso di migranti, ma molte delle volte la

veridicità delle informazioni non è mai verificata e c’è una tendenza, svilente, a generalizzare, con conseguenti cadute nel vittimismo e nel buonismo, ma

soprattutto nel razzismo e nell’odio. Ma le cause sono i social network? O solo solamente un effetto?

In una brillante analisi negli ultimi dossier della Carta di Roma, si possono individuare una serie di dinamiche che porterebbero progressivamente ad una

visione approssimativa della questione del migrante. Secondo Martina Chichi i media tradizionali, usando non di rado termini approssimativi per parlare del

fenomeno migratorio e ricorrendo alla visibilità di alcuni politici dal linguaggio poco ortodosso per aumentare gli ascolti (è il caso dei talk show),

finiscono involontariamente per legittimare un tipo di confronto basato sull’odio reciproco delle parti che si concretizza sui social network con il fenomeno

dell’ hate speech.

Nei tg prime time di fatto, immigrati, migranti, clandestini e rifugiati (spesso e ben volentieri accomunati sotto un’unica categoria), hanno spazio solo

nel 3% dei servizi e vengono visti solamente come un’oggetto della comunicazione e mai come un soggetto interlocutorio. È evidente, inoltre, la tendenza

ad associare l’intervistato con un crimine o atto terroristico commesso da qualcuno della stessa etnia, paese d’origine o religione, condannando così

porzioni gigantesche di esseri umani a un pregiudizio che getta le basi per un odio fideistico.

Ma se è ampiamente dimostrabile che i mass media istituzionali siano una delle cause della confusione nell’opinione pubblica, è vero anche il web non è solo

una piazza di sfogo dell’odio o di sermoni perbenisti, ma è anch’esso causa di tali realtà.

Da molti anni assistiamo infatti al fenomeno delle fake news  o “bufale”, create ad hoc (e ad arte) da individui di dubbio spessore morale che ne fanno

un business tramite il click bait, una pratica che consente di accrescere le visualizzazione di una pagina o di un sito web utilizzando proprio notizie false

che fanno facilmente leva nell’immaginifico dell’utente medio e che lo spingono a visualizzare la notizia. L’utente, ignaro, aumenta i guadagni del malfattore

grazie ai banner pubblicitari presenti nelle pagine, che “pagano” un tot per ogni entrata nella pagina. Non risulta difficile immaginare che le notizie per

suscitare più curiosità e indignazione siano quelle sui politici e sugli immigrati, proprio perché ormai c’è una confusione tale da rendere facili certe speculazioni.

Ed ecco allora che entra in scena l’hate speech, che mette in luce gli aspetti più iracondi e repressi dell’essere umano, con insulti e minacce rivolte in genere

a gruppi o persone di un’etnia, religione o paese diversi dai propri, messi sotto accusa dalle bufale e dalla disinformazione in generale. “Devi morire”,

“torna nella giugla” , “sporco negro” sono solo alcune delle ingiurie compaiono numerosissime nei commenti sotto molte notizie proposte da alcune pagine

Facebook, che fanno della xenofobia e dell’intolleranza il proprio guadagno personale.

Per fortuna, c’è una categoria che, seppur molto condizionabile, rimane esterna a questo violento gioco verbale e possiamo dire anche dalla spirale d’odio

in generale: i bambini. Difatti, in un video dove vengono intervistati alcuni bambini di età non superiore ai 12 anni, emerge che questa categoria riesce

ad avere una visione più “umana” dell’immigrato, soprattutto dopo aver visionato un video dove venivano raccontante le grandi migrazioni degli italiani

nell’Ottocento e nel Novecento.

È difficile oggi avere un’idea precisa di ciò che è l’immigrazione, di quali sono i vantaggi che ne derivano e le problematiche derivanti da una mancata

e adeguata regolamentazione a riguardo. L’opinione pubblica, altamente distratta e veicolata dai mass media, sembra destinata a rimanere confusa e

ancorata a idee faziose, scevra da qualsiasi volontà di prendere veramente in esame la questione con un minimo di senso critico. La voce del migrante poi,

è quella più difficile da ascoltare a riguardo, sovrastata com’è dal volume dei mass media.

  

Bibliografia e sitografia:

http://www.ispionline.it - Il sondaggio è stato commissionato da ISPI e Rainews24 e realizzato da IPSOS su un campione

di oltre 1000 interviste effettuate tra il 26 e il 27 settembre 2017.

Standard Eurobarometer 86 – Autumn 2016 “Public opinion in the European Union, First results”.

Paola B., Giuseppe M. Martina C. , Notizie oltre i muri. Quarto rapporto Carta di Roma,2016.

Per il video di “Dalla vostra parte”: https://www.youtube.com/watch?v=BzRoWcKpnoQ

Per il video con i bambini: https://www.youtube.com/watch?v=2Op6eQNA9G0

Per il video dei The Jackal: https://www.youtube.com/watch?v=xHpeSndZyV0

 

Gli spot pubblicitari

 

 

L'uomo Del Monte

“L’uomo Del Monte ha detto sì”: e naturalmente i contadini del paese - sarà l’Indonesia, il Borneo o la mitica Polinesia? - hanno arato,

seminato, irrigato, difeso le piante dal maltempo e dagli insetti: ma nella loro beata ignoranza non sanno, poverini, quando è l’ora di raccogliere.

E corrono in corteo dall’uomo Del Monte - quello con l’abito bianco, con il panama coloniale, con l’aria da Indiana Jones - per farsi dire di sì.

Soltanto lui, recita la voce fuori campo, “sa rubare l’anima alla frutta”. E’ solo lui, assiso su una specie di trono, a decidere; ed é solo la

Del Monte, multinazionale italo-americana, a guadagnare.

Per gli indigeni, c’è la grande soddisfazione di averli fatti contenti: vedete come si rotolano felici nell’acqua, come corrono e saltano, come

sorridono rassicuranti; anche se chi consumerà - tre bei ragazzi europei in costume e pareo firmato - non sono certo loro; chi fatturerà, non

sono sicuramente loro che hanno lavorato.

Il Sud del mondo, questa è l’immagine proposta, è un posto pieno di gente mite da sfruttare; brave persone, per carità, ma che senza di noi,

non sanno nemmeno quando maturano gli ananassi. Un posto pieno di belle cose da consumare, che non appartengono a chi ci vive, ma a chi

ha i soldi per comprarle, e il know how per commercializzarle. Nel ben ordinato mondo delle multinazionali, ognuno ha il suo ruolo, ed è

felice di stare al suo posto. (Cfr. lo spot Del Monte)

 

 

Altri Spot:

Estathè

Tartufon

Morositas

 

 

Spot antirazzisti

A fare da contrappunto agli spot pubblicitari come "L'uomo del Monte", sui quali il Gruppo ha lavorato a una lettura critica in funzione interculturale,

si propone una breve sitografia di spot antirazzisti:

https://www.youtube.com/watch?v=ImoMy9xbr88

Mandela dance

https://www.youtube.com/watch?v=O5VS-Zz6qyk

Vorrei essere a righe

https://www.youtube.com/watch?v=lzpIko1Zijk

L’uomo nel baule

https://www.youtube.com/watch?v=DMWmQWlW_yQ

Omaggio a Jerry Masslo

VideoPoesie  - da Nonsolonero

Videopoesie

http://video.tiscali.it/canali/Cine_e_Tv/Cortometraggi/578.html

Prigionieri della Casbah

http://video.tiscali.it/canali/Cine_e_Tv/Cortometraggi/525.html

La Casbah araba

http://video.tiscali.it/canali/Cine_e_Tv/Cortometraggi/550.html

Marocco blues

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

        Dipartimento di 

         studi umanistici

 

  Il sito del Corso di      Cooperazione 2017

 

 

 

 

    Testi e bibliografie

 

 

 

    Power point media

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

               Indietro

ndietro