Profughi su un gommone
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POLITICA INTERNAZIONALE E DELLE MIGRAZIONI Corso di Laurea magistrale in Storia e società
Leggi e politica delle emergenze
LA LEGGE TURCO-NAPOLITANO La legge 40 è la legge Turco-Napolitano sull’immigrazione, nata con l’idea di superare, 6 anni dopo la Martelli, ogni forma di emergenza. Una legge organica, che pretende affrontare seriamente il fenomeno delle migrazioni e il problema dell’immigrazione non in modo emergenziale, ma appunto in modo organicamente articolato – con la consapevolezza che si tratta di un fenomeno di lunga durata e non di un evento transitorio. Purtroppo il superamento dell’emergenza, tentato con la costruzione della legge, non è stato risolto e non lo sarà, almeno nei tempi brevi. Tuttora le politiche che riguardano l’immigrazione – basta sentire la televisione e leggere i giornali – sono dettate soprattutto dalla cosiddetta emergenza, cioè da quanto sembra emergere dalle cronache soprattutto urbane, cittadine. farla funzionare. facesse prima, l’irregolarità; il suo controllo e, quindi, anche le misure di ordine pubblico – si pensi per esempio alle espulsioni. Questi tre fattori dovevano, in qualche modo, dare equilibrio alla legge. Forse non è stao così fino in fondo: la legge era una delle migliori d’Europa, considerando che l’Unione Europea non ha una politica comune. Anche se esistono delle tendenze comuni, c’è ancora una politica dei governi, che è legata a leggi datate, seppure negli ultimi anni siano state molto trasformate anche in paesi di antica immigrazione come la Francia o la Germania. Ma in quali aspetti la Legge 40 non ha funzionato, quali problemi ha creato? regolarmente diventavano 30, rischiando di diventare ancora di più. Basta questo periodo a compiere l’iter amministrativo e a permettere poi la reale espulsione? La risposta è no.
rischio, è grave. Non soltanto il governo adotta una misura repressiva, ma questa è palesemente anticostituzionale e, per di più, non funziona nemmeno. Se non si possono bloccare le migrazioni, cosa impossibile, si può almeno cercare di governarle, quindi di comprendere quante persone arrivano e di quante persone si possa e si debba farsi carico. Questo “prenderci carico”, va detto, è un po’ ipocrita, perché si tratta di una vera possibilità di immigrazione legata a reali possibilità di inserimento. Il tentativo di regolare i flussi è proprio questo: programmarli. Cercare di capire quali sono le aree, quali sono i mestieri che ci servono e agire di conseguenza, prendendo le misure necessarie. Evidentemente bisogna inventarsi un sistema per far sapere a quelle persone che vogliono emigrare come e dove andare. Si è pensato di affiggere nelle ambasciate italiane delle liste da cui il candidato all’emigrazione potrà vedere se c’è bisogno di lui e della sua professione, in quale provincia si potrà iscrivere. Gli organismi statali preposti al lavoro potranno quindi chiamarlo nelle quote dei carpentieri. Se un percorso fattibile non viene identificato, si finisce inevitabilmente per ricorrere alla sanatorie. Le quali a loro volta producono nuovi irregolari, perché inducono molti a cercare di raggiungere l'Italia anche se non si hanno i requisiti richiesti ed anche dopo la scadenza dei termini. E' l’effetto di una politica emergenziale.
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